Premio Terra di Siena

premio terra di siena

Unione Provinciale Agricoltori di Siena

Il premio Terra di Siena, nato nel 2018, è giunto nel 2022 alla quarta edizione. Il premio viene consegnato a chi si è distinto nella coltivazione delle radici senesi, promuovendone il valore in Italia e nel mondo ed esaltandone quei valori che rendono la città ed il suo territorio unici sotto ogni punto di vista. Ogni anno, nel mese di dicembre, UPA Siena organizza per i suoi soci e per tutta la cittadinanza un concerto natalizio, in occasione del quale avviene la consegna del premio.

Premio Terra di Siena, quarta edizione

Il premio è stato consegnato il 14 dicembre 2022 presso la Chiesa della Santissima Annunziata a Siena, accompagnato dalla presenza dell’Unione corale senese Ettore Bastianini, Coro Santa Barbara di Massa Marittima e il Gruppo Corale “Pietro Mascagni” di Piombino.

I premiati di quest’anno sono il neo rettore Roberto Di Pietra per l’Università, il Cardinale Augusto Paolo Lojudice e Giovanni Mottura della Tenuta Suvignano.

premio terra di siena

Il premio è stato assegnato a Giovanni Mottura della Tenuta Suvignano da Giovanni Bazzini, Consigliere Onlus Agrisolidarietà con le seguenti motivazioni:

Nella patria del “buongoverno” non poteva che trionfare la legalità e la trasparenza. Ci avevano provato ma il sistema, appunto un buon governo, ha impedito questa opacità ed ha ripristinato con forza l’ordine delle cose. La tenuta conta 713 ettari di terreno al momento della confisca (685 nel comune di Monteroni e 18 in quello di Murlo), poi diventatati 638 a seguito della vendita di alcuni poderi da parte della stessa agenzia nazionale. Tutt’attorno un percorso che ne racconta la storia, che si perde nella notte dei tempi, nei primi anni mille si legge di Suvignano. Un giusto affresco della campagna senese, con le sue tipiche produzioni cerealicole ed agrituristiche. Insomma una sintesi perfetta di uno spicchio di Siena e della Toscana. La storia giudiziaria della tenuta inizia con il giudice Giovanni Falcone. Fu lui, il magistrato ucciso dalla mafia nel 1992 che nove anni prima, nel 1983, sequestrò l’azienda una prima volta all’imprenditore palermitano Vincenzo Piazza sospettato di aver rapporti con Cosa Nostra. Il costruttore siciliano successivamente ne rientrò in possesso. Tra il 1994 e il 1996 arrivò quindi il secondo sequestro, con la confisca anche di un patrimonio di ben duemila miliardi di vecchie lire affidato alla gestione di un amministratore giudiziario. Poi, nel 2007 appunto, la condanna e la confisca definitiva. È una storia a lieto fine; ne abbiamo bisogno. Uno stato che vince, un territorio che ritorna ad insegnare il bene e la tranquilla convivenza fra le dolci colline che si estendono fra Murlo e Monteroni d’Arbia.